06 Dic Terapia intercettiva nei bambini: tutto quello che volevi sapere
Portare i bambini dal dentista fin dalla più tenera età è un’abitudine di importanza fondamentale: lo specialista può dare consigli preziosi per il corretto sviluppo della dentatura e, in alcuni casi, intervenire precocemente con la cosiddetta terapia intercettiva. Di cosa si tratta? Scopriamolo insieme! Di seguito trovi le risposte a tutti i dubbi più comuni riguardo a questa tipologia di intervento.
Cos’è la terapia intercettiva
Con il termine terapia intercettiva si indica l’insieme di interventi di prevenzione o correzione di malocclusioni e disarmonie orali nei bambini, che vengono messi in atto per evitarne un possibile aggravamento legato alla crescita e semplificare l’eventuale trattamento successivo, qualora necessario.
Si tratta, quindi, di “intercettare” in tempo utile eventuali problematiche che nella maggior parte dei casi sono di natura scheletrica, che interessano non solo la dentizione, ma anche la deglutizione, la funzione respiratoria, la fonetica e la postura e che possono avere cause naturali o comportamentali (per esempio, l’uso prolungato del ciuccio). La terapia intercettiva va a curare la causa dei problemi, a volte ancora prima che gli effetti negativi ad essi correlati si manifestino.
Terapia intercettiva: quali problemi può curare?
La terapia intercettiva viene impiegata nella maggioranza dei casi per risolvere:
- Scorretto combaciamento tra l’arcata dentale superiore e quella inferiore: rientrano in questa categoria il morso inverso o crociato, il morso aperto, la terza classe; le cause, come già accennato, possono essere genetiche o comportamentali, per esempio per l’uso del ciuccio, l’abitudine a succhiare il dito o l’interposizione del labbro inferiore;
- Errato allineamento dei denti, per esempio l’affollamento dentale: situazione in cui i denti si accavallano per il poco spazio;
- Perdita precoce di denti da latte o eruzione tardiva di quelli permanenti;
- Dimensione dei denti non proporzionata alle strutture adiacenti.
Queste problematiche vengono normalmente trattate tramite apparecchi ortodontici (fissi, come gli espansori palatali, o rimovibili) o esercizi specifici di rieducazione.
Terapia intercettiva: a quanti anni cominciare?
Perché la terapia intercettiva sia efficace, il bambino deve essere preso in carico con tempistiche precise, e in ogni caso prima della fine dello sviluppo (entro i 12 anni). In particolare, gli odontoiatri consigliano di effettuare una prima visita tra i 4 e i 5 anni, cioè quando ha ancora solo i denti decidui (o da latte) per una valutazione precoce delle eventuali problematiche. La terapia vera e propria, qualora necessaria, viene intrapresa normalmente tra i 6 e gli 8 anni, quando le ossa del palato sono ancora in formazione e la dentizione è mista (ovvero presenta ancora alcuni denti da latte insieme ad altri definitivi).
La terapia intercettiva è dolorosa? Quanto dura?
No, non si tratta di un trattamento invasivo o doloroso per il bambino. La terapia richiede però la sua attiva collaborazione e l’impegno della famiglia a rispettare lo schema di cure proposto dall’odontoiatra.
La durata del trattamento è in genere breve, in media 1 anno, ma il suo effetto può essere a lungo termine: i risultati diverranno evidenti solo con la crescita, ma saranno sicuramente ottimali e duraturi.
Quando si pensa alla salute orale dei bimbi, si punta l’attenzione quasi esclusivamente sulle corrette abitudini di spazzolamento dei denti per prevenire la carie. Ma, come abbiamo visto, fin dai primi anni di età è possibile fare molto anche per prevenire o correggere precocemente problemi che a lungo andare possono causare disturbi anche gravi: affidarsi ad un buon ortodontista che possa mettere in atto una adeguata terapia intercettiva è sempre la scelta migliore!
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